Quantcast
Channel: i400Calci » Il Cinema Italiano
Viewing all articles
Browse latest Browse all 2

Gente che mantiene le promesse: ho visto Dreamland – La Terra dei Sogni

$
0
0

Vi ricordate, vero? Quando abbiamo pubblicato la recensione di 6 Giorni sulla Terra, film di realscienza italico a firma Varo Venturi, avevamo fatto una promessa: “Pago tantissimi soldi, ma fatemi vedere il ritorno di Franco Columbu!”. E poi quel momento è arrivato. C’è stata la settimanale riunione della redazione de i 400 Calci (ci si trova solitamente il giovedì sera a orario aperitivo. Il luogo dell’incontro lo comunica Nanni all’ultimo momento. Questa volta ci siamo trovati su degli elefanti in una foresta vicino a Udon Thani. Richiesto sempre e comunque l’abito) e il capo ci ha detto: “Ragazzi, è uscito quel film lì che abbiamo detto che avremmo recensito. Solo che questa settimana c’ho un po’ le tagliole nelle tasche che queste riunioni settimanali in Thailandia sono un salasso e devo anche prenotare le ferie a Gabicce. Se riusciamo a trovare qualcuno che ci sponsorizza, sarebbe il massimo della vita”. La redazione di wired.it mi ha mandato a vedere Dreamland – La Terra dei Sogni. Sembrava una missione disperata, ma ce l’ho fatta. Ieri il pezzo è uscito da loro. Oggi lo ripubblichiamo qui.

Al contrario di voi altri che siete quaquaraquà

Al contrario di voi altri che siete quaquaraquà

Tutti bravi, ma quando il gioco si fa duro, di voi non v’è traccia. Vi rinfresco la memoria: da tempo non fate altro che ridere di Dreamland – La Terra dei Sogni. Quante volte avete visto il trailer? Quante volte l’avete mandato via mail, postato sulla vostra pagina facebook, spammato in giro? Quante volte la sera al bar, avete guardato negli occhi il vostro amico, per poi dirgli serio: “prendiamo una birra che scriverà una pagina di storia del cinema italoamericano”? Tante volte, lo so. L’abbiamo fatto tutti, perché trovare un film vero che sorpassa a destra tutta la carriera del profetico Maccio Capatonda, non ha prezzo. Poi il film esce. E di voi non v’è traccia. Ieri sono andato, da solo come un cane malato di cimurro, a vedere Dreamland – La Terra dei Sogni, esordio dietro la macchina da presa di Sandro Ravagnani, già autore televisivo  di trasmissione come Domenica In, Sabato al Circo e Reality Circus, componente della commissione Spettacoli dal Vivo del Ministero della Cultura e biografo di Moira Orfei. Nessuno di voi era lì: in tutto eravamo in sei. Ridere, ridere, poi quando c’è da sporcarsi le mani…

Robert De Niro - Martin Scorsese. Chow Yun Fat - John Woo. Sandro Ravagnani - Ivano de Cristofaro.

Robert De Niro - Martin Scorsese. Chow Yun Fat - John Woo. Sandro Ravagnani - Ivano de Cristofaro.

Sapete una cosa? Non vi siete persi molto, se non la conferma di quello che già sapevamo: Dreamland – La Terra dei Sogni è un brutto film. Uno dei più brutti che abbia mai visto in vita mia. Anzi, Dreamland non è neanche un film: Sandro Ravagnani non possiede neanche le basi della grammatica cinematografica. Il trailer, evidentemente montato da altri, a confronto sembra girato da Christopher Nolan. Ve lo giuro: quei 120 secondi scarsi riescono a spiegare la storia e ad appassionare molto più che il film stesso. 100 minuti (un’infinità!) di dilettantismo allo sbaraglio. Gli attori recitano a braccio, con delle pause tra una frase e l’altra, tipo quello che fa nostro zio Tino al pranzo di Pasqua dopo il terzo bicchiere di rosso. Molte delle comparse guardano dritte dritte in macchina, come nei filmini dello zio Tino di quando è stato in vacanza a Rosolina Mare. Non esiste stacco: Ravagnani piazza la macchina da presa frontale all’azione, per poi lasciare che Ivano de Cristofaro e soci facciano quello devono fare. Magari chi parla dà le spalle alla camera, non si capisce chi parli con chi, ma non importa: non esiste (idea di) montaggio, si fatica a portare a casa un campo – controcampo. Non si capisce neanche in che epoca è ambientato il film: da quanto si legge in giro, l’anno è il 1951, ma ci sono svariati problemi. 1) La colonna sonora spazia da Maramao Perché Sei Morto, a basi midi di pezzi swing, a ballate dal posticcio gusto seventies. 2) Spunta un calendario datato 1960. 3) Ci sono persone vestite come se fosse il 1951 al fianco di attori vestiti come le comparse di Bayside School. 4) Nelle sequenze in esterno, banalmente, si vede che il film è stato girato l’anno scorso.

Il 1951.

Il 1951.

Narrativamente, semplicemente, non ha senso. Sembra di guardare le cose più sperimentali di Matthew Barney. Girate però dallo zio Tino. Come già nei Transformers, mancano i più basilari rapporti causa ed effetto, i personaggi fanno e dicono cose senza un perché, non vengono presentati e alcune cose succedono e basta. C’è un momento, di rara pornografia, in cui il de Cristofaro si allena. Musica di sottofondo e uno che alza dei manubri. A metà, senza motivo, parte quella vecchia clip che si vede anche nel trailer: quella del povero Franco Columbu che si allena con il suo “amico fraterno Arnold Schwarzenegger”. La sequenza si conclude poi con una scena di sesso tra Ivano de Cristofaro e la giovane Priscilla D´Amanzo Citti. I due sono entrambi recalcitranti e il tutto mette serio e preoccupato imbarazzo. Tony Sperandeo è come Richard Alpert di Lost: passano 20 anni (ebbene sì! C’è anche un flashback), ma lui è uguale identico. Ma come mai?

Destrutturiamo. Destrutturiamo tutto.

Destrutturiamo. Destrutturiamo tutto.

Poche volte mi è capitato di assistere a un product placement così sfacciato e fuori contesto (“Frank, dove lo posso mettere il caffé Lava##a?”). Incredibili poi le comparsate di famigliari e amici: c’è Maria Columbu, la figlia di Franco, che suona un violino. C’è il fratello di Ivano, Eugenio de Cristofaro, che fa il balordo. C’è Alberto Sala, “manager esperto nella Sicurezza e Analisi strategie aziendali. Giornalista e scrittore, in congedo dalla Polizia di Stato”. C’è “l’imprenditrice, produttrice, attrice e amministratore delegato della Casting Production” Rita Statte. C’è Ivan Menga. Tutto vero! Come i soldi spesi per realizzare un prodotto del genere: 20 mila euro dall’Apulia Film Commission, 10 mila euro dalla BAT (provincia di Barletta, Andria e Trani). Ah, dimenticavo di specificare: soldi pubblici. Più quelli che Ravagnani e Colombu dicono di aver messo di tasca propria con le loro case di produzione: la World Business e la Columbu Production. Il budget dichiarato per questo film ammonta a 4 milioni di euro. Lo zio Tino avrebbe speso molto meno.

Franco non è per nulla amused.

Franco non è per nulla amused.

Una considerazione finale sul nostro Franco Colombu, vero motivo che ha spinto noi de i 400 Calci a interessarci a questo film. Premettendo che il Dr. Columbu merita rispetto per tutti gli importanti traguardi che è riuscito ad ottenere nella sua vita, dispiace vederlo in un prodotto del genere. C’è una sequenza in cui lui e de Cristofaro passano per Muscle Beach. Il tutto è girato malissimo, con una luce che grida vendetta e con dei rallentì brutti e inutili. Ciò detto Columbu, che crede nel progetto, recita. Contro tutto e tutti, in opposizione all’evidente incompetenza di tutti quelli che lo circondano, si rimbocca le maniche e recita: fa finta di parlare con il suo giovane pupillo, gesticola, indica, saluta tutti quelli che si stanno allenando come solo Calboni appena arrivato al Courma sarebbe in grado di fare. E spezza il cuore vedere questo uomo, che grazie ai suoi sforzi ha camminato tra quelli che un tempo erano considerati gli dei di celluloide, vestito come un umarell, mentre passeggia proprio in quel luogo. Un posto dove un tempo lottava come un leone insieme al suo BFF Arnold. Un tempio che un tempo lo accoglieva come un divo, una star. Un luogo dove oggi nessuno lo riconosce. Peccato, Franco. Non te lo meriti.

httpv://www.youtube.com/watch?v=aIvjjBy1XGM

DVD-quote suggerita:

“Il film che ha riscritto una pagina del cinema italoamericano. Senza saper scrivere ”

Casanova Wong Kar Wai, i400calci.com

>> IMDbTrailer


Viewing all articles
Browse latest Browse all 2

Latest Images

Trending Articles